lunedì 27 aprile 2015

Into the woods

Premettiamo che amo Meryl Streep, che adoro le fiabe e il folclore e che mi piacciono i musical. Sono andata a vedere Into the woods (sì, anche quella nomination di Meryl a Miglior attrice non protagonista durante gli Oscar di quest'anno mi aveva incuriosita) e mi è piaciuto.


Il film racconta la storia del fornaio e di sua moglie che vorrebbero tanto avere un figlio. Quando la strega della porta accanto racconta loro di aver lanciato anni fa una maledizione sulla loro famiglia, acconsentono ad aiutarla a spezzare l'anatema che pesa su di lei e che la rende brutta e in cambio la strega annullerà la maledizione dell'infertilità. Per fare ciò bisogna raccogliere quattro ingredienti entro tre giorni: un mantello rosso come il sangue, capelli biondi come il grano, una mucca bianca come il latte e una scarpa pura come l'oro.
Il fornaio e sua moglie si inoltrano nella foresta alla ricerca di questi oggetti, lo stesso bosco in cui, chi per un motivo e chi per l'altro, si trovano anche Raperonzolo, Cappuccetto Rosso, il giovane Jack, Cenerentola e un paio di principi.
Pur restando piuttosto fedeli alle fiabe originali, le vicende di tutti questi personaggi si intrecciano in maniera casuale fino alla notte di luna blu di lì a tre giorni. Da quel punto in poi (circa metà pellicola) il musical si sviluppa indipendentemente dalle storie popolari che conosciamo tutti.

Partiamo dal cast. Johnny Depp, che interpreta il lupo cattivo, ha una parte minuscola, sì e no dieci minuti sullo schermo, praticamente un cameo. Di sicuro è stato inserito nel trailer in quanto nome di richiamo per il pubblico.  Sia lui che Meryl Streep si erano già cimentati in film musicali (lei in Mamma mia! e lui in Sweeney Todd), quindi sapevo che sono intonati e di cosa sono capaci.


In ogni caso Meryl, la strega, è riuscita a stupirmi ancora una volta, perché nel brano che canta a Raperonzolo, Stay with me, passa attraverso momenti di rabbia, di disperazione, di amarezza, di incredibile dolcezza destreggiandosi con grazia.


Chris Pine interpreta il principe di Cenerentola. A me questo attore non piace per niente. Sicuramente sa cantare ma pronuncia in maniera strana certi suoni (show, she, speech, reach, each...) e io l'ho trovato irritante (sì, probabilmente sono prevenuta ma, come si dice, de gustibus etc).

Nonostante le mie riserve,  è protagonista, assieme a un altro principe, quello innamorato di Raperonzolo, del brano più divertente del musical: Agony, nel quale i due principi (fratelli) fanno a gara comparando le loro pene amorose (uno è innamorato di una ragazza misteriosa che continua a fuggire e l'altro di una bloccata in cima a una torre).

Il principe cadetto innamorato di Raperonzolo.

Le vere sorprese, musicalmente parlando, sono state per me Anna Kendrick ed Emily Blunt. La prima fa una Cenerentola poco convinta del suo principe con una voce potente e vivace che mi ha colpita subito. Sta rapidamente superando il personaggio con cui l'ha conosciuta il pubblico italiano, Jessica, amica logorroica e rompiscatole di Bella in Twilight; l'avevo già vista anche in altri ruoli ma le sue prodezze vocali non erano ancora arrivate sui nostri grandi schermi.


La seconda  interpreta la moglie del fornaio, donna gentile e pragmatica che ha dedicato la sua vita al marito e alla famiglia. Ha una voce dolce ma decisa che calza alla perfezione al suo personaggio; canta alcune tra le canzoni che più si avvicinano al discorso parlato e che ho davvero apprezzato, in particolare Moments in the woods (che riflette una sorta di dibattito interiore) e It takes two, in duetto col marito fornaio.

Fornaio e consorte

Tra gli attori che già conoscevo figura anche Christine Baranski, alias la matrigna di Cenerentola. L'avevo già conosciuta grazie al telefilm The Good Wife (e forse anche a qualcosina d'altro che al momento non ricordo), serie che adoro senza riserve e nella quale la Baranski interpreta Diane Lockhart, avvocatessa con le palle. Chi diavolo si aspettava che sapesse anche cantare? La sua parte è comunque esigua nel totale del film, ma mi ha fatto piacere vederla interpretare un personaggio diverso.

La matrigna al centro affiancata dalle sorellastre di Cenerentola

Fantastici i ragazzini che interpretano Jack e Cappuccetto Rosso, lei in particolare ha delle sequenze davvero divertenti, come quando all'inizio sgraffigna pane e dolci al fornaio parlando della nonna e più avanti quando si rammarica di essersi fidata del lupo e giura di aver imparato la lezione.















Il personaggio che ho trovato meno interessante pur avendo un ruolo centrale è quello del fornaio. Un uomo che vive una vita mediocre trascinato dall'inerzia, che si affida costantemente al buonsenso femminile della moglie, che scopre di avere una briciola di carattere appena verso la fine della pellicola. Pur cantando bene è il personaggio con il timbro di voce più ordinario e, per mia fortuna, canta esclusivamente in duetti o brani di gruppo.


A livello di trama le vicende sono ben intrecciate pur restando fedeli il più possibile alle fiabe originali. Anche la netta divisione dell'opera in due parti non mi è dispiaciuta. Quello che mi ha deluso un pochino è che un paio di personaggi escono di scena prima del tempo e in maniera imprevista (don't worry, non rivelerò quali) e soprattutto il ruolo di Raperonzolo, che, pur essendo la protagonista di una fiaba nota e avendo un suo principe nel film (quindi si poteva raccontare la storia di non uno, ma ben due personaggi), non ha una parte davvero rilevante nella vicenda, né canzoni importanti, inoltre costituisce l'unico frammento di informazione che gli sceneggiatori decidono di non sviluppare: infatti, proprio durante il primo quarto d'ora del musical, la strega fa sapere agli spettatori che Raperonzolo è la sorella del fornaio (sorella che lui non sapeva di avere) e ci si aspetta per tutto il film che la famiglia prima o poi si riunisca, invece non accade mai lasciando la questione in sospeso. Peccato.


Da un film del genere non mi aspettavo niente di serio o profondo, ma qualcosina c'è. Vengono toccati temi più cari alla contemporaneità che all'epoca in cui nacquero le varie fiabe: si affronta il rapporto di coppia (nei brani It takes two, Any moment e Moments in the woods), si parla della relazione tra genitori e figli e dell'educazione morale (nei brani Stay with me e No one is alone) e anche dell'indecisione sul proprio destino e sulla strada da prendere (ancora una volta in Moments in the woods e poi in A very nice prince e On the steps of the palace). Per me l'etica è uno dei temi principali dell'opera.


L'ironia non manca e il musical abbonda di momenti divertenti. Ho già accennato alla canzone dei principi e alle scene di Cappuccetto Rosso, ma fanno la loro parte anche la strega che racconta del suo amato orto e del furto di alcuni fagioli all'inizio del film, il fornaio e sua moglie cui toccano le più strane disavventure nel tentativo di recuperare gli ingredienti per spezzare la maledizione, i principi, fratelli vanitosi, egocentrici e irresponsabili (specie quello di Cenerentola: "I was raised to be charming, not sincere" cit.), Jack che ha una mucca per migliore amico, per non parlare della moglie del fornaio che gioca con la narrazione e l'immaginario collettivo fiabesco quando esclama: "This is ridicolous! What am I doing here? I'm in the wrong story!".


Insomma, io mi aspettavo qualcosa di carino e basta, invece, oltre all'ambientazione (folclore, mon amour!), mi sono piaciute tantissimo le musiche e non ho fatto che sorridere guardando il film. Consigliato in particolare agli amanti dei musical e ai fan di Once upon a Time :D


sabato 25 aprile 2015

Books Everywhere! Part VIII

Solita routine: il listone degli acquisti di alcuni mesi fa (ma piano piano stiamo recuperando terreno XD).


Nessuna strana storia su questo acquisto. Gran ripescaggio dal cestone degli invenduti presso la mia edicola di fiducia. Leggendo la trama sul retro mi ha solleticato l'idea che la protagonista fosse una lavoratrice. O meglio, una giovane donna di una famiglia altolocata che lavora come redattrice presso una rivista di moda. Oggi non suonerebbe per niente strano, ma vista l'ambientazione ottocentesca la cosa mi aveva incuriosita. 
Dopo averlo tenuto a prender polvere per qualche settimana, alla fine l'ho letto e l'ho trovato carino, mi aspettavo qualcosa di molto meno interessante e, sebbene le questioni di lavoro femminile ed editoria facciano giusto da contorno alle vicende sentimentali (come quasi sempre nei romanzi rosa), ho comunque apprezzato i brevi momenti in cui se ne parla. 







Ambientazione celticheggiante, elementi paranormal (almeno da quel che sembra dal retro di copertina) e ancora una volta il prezzo scontato del sopracitato cestone dei remainders. Chiaro?





Quando ho visto che in libreria c'erano le offerte sui libri Giunti ho ben pensato di approfittarne. Avevo visto la pubblicità di un libro di Maddie Dawson intitolato Non c'è niente che non va, almeno credo e non mi sembrava malvagio. Quindi sono tornata in libreria con l'idea di prenderlo e invece poi ho optato per tutt'altro (mi pare logico XD). Ne sono uscita con questo che è della stessa autrice.




Ecco che, a proposito di Giunti scontati, ho preso pure questo. Lo aspettavo da un po'. Non tanto perché ami alla follia la saga di Josephine Angelini, quanto piuttosto perché ho letto tempo fa il primo volume, che non mi era dispiaciuto (neanche capolavoro, eh...), ma il finale restava in sospeso e per un mucchio di tempo era disponibile solo l'edizione cartonata, che mi sembravano un po' troppi soldi (per non parlare dello spazio in casa) per questa serie. Continuo più per curiosità che per vera passione. Ma urge rilettura del volume precedente (ecco perché adesso ho Un po' per volta. Prendere nota: aggiungiamo Starcrossed alla lista).





Mondadori inaugura una collana per ripubblicare dei classici della fantascienza di difficile reperibilità e io non dovrei approfittarne?
Ero davvero indecisa tra Universo e Il giorno dei Trifidi, ma alla fine mi sono buttata su Heinlein. E grazie a Franco Brambilla per le sue copertine, perché spesso mi piacciono un sacco.




C'è poco da dire: il solito titolo smieloso stava per farmelo saltare a piè pari, ma poi ho visto la scrittina Mary Balogh che mi ha convinto a leggere la trama. Il protagonista cieco mi intriga. O meglio, mi intrigano i personaggi che permettono di esplorare il mondo da una prospettiva diversa da quella dei soliti cinque sensi. Sarà chiaro? Mah. Comunque a me era molto piaciuto anche Almost Blue di Lucarelli proprio per questo motivo (chiariamo che i due libri non c'entrano un tubo l'uno con l'altro...).


Senza sapere che fosse il secondo volume del ciclo di Hadley Green, la scorsa estate ho letto La vendetta di un lord e l'ho AMATO. Ci sono i soliti elementi classici: nobili decaduti, un mistero irrisolto, una coppia che passa dall'odio all'amore, bambini che fungono da voce dell'innocenza, dolci ricordi in un misero presente, ricevimenti, balli, pettegolezzi, cavalcate. In teoria niente di nuovo. Solo che io ho adorato il protagonista: bello, ricco, orgoglioso e testardo (il solito), ma ha una debolezza che non riesce a spiegarsi né ad estirpare. Ed è proprio questo che me l'ha fatto piacere: che sia stato in grado di rimangiarsi l'orgoglio ed offrirsi così com'è, acciaccato e incurabile, alla protagonista. Il libro riporta la scena con una delle dichiarazioni d'amore che mi hanno più colpito, ero davvero emozionatissima mentre la leggevo e mi sentivo come lui, abbattuto e insieme un briciolo anche speranzoso.
Ecco perché, quando ho visto che usciva il volume successivo, DOVEVO prenderlo. Senza contare che qui il protagonista sembra trovarsi tra l'incudine e il martello e voglio proprio vedere come ne verrà fuori.

Potrei andare avanti per un bel pezzo ancora, ma lascio il resto ai prossimi Books everywhere!

giovedì 16 aprile 2015

Un po' per volta: Dracula - Capitolo 1

Ho deciso di inaugurare Un po' per volta con una delle mie attuali letture: Dracula di Bram Stoker. 
Non l'avevo mai letto prima, ma ovviamente conosco la vicenda grazie alle trasposizioni e all'influenza che il romanzo ha avuto su altre opere. Io lo sto leggendo in inglese e la mia edizione è quella dei classici Collins, quindi mi riservo di inserire nei miei riassunti alcuni brani dal testo originale. Si parte!


Dal diario di Jonathan Harker (la prima annotazione del diario risale al 3 maggio di un anno imprecisato, probabilmente verso la fine del XIX secolo. Dracula fu pubblicato  nel 1897):

Jonathan Harker, avvocato inglese, descrive il suo viaggio da Vienna attraverso la Bulgaria fino al castello del conte Dracula. Molte sono le descrizioni paesaggistiche: la Transilvania è un paese dalle grandi bellezze naturali, ricco di verde, pieno di colline boscose, alberi da frutto e fattorie. Vengono descritti i costumi della gente del posto: gli slovacchi sono quelli con gli usi e i costumi più caratteristici.
The strangest figures we saw were the Slovaks, who were more barbarian than the rest, with their big cow-boy hats, great baggy dirty-white trousers, white linen shirts, and enormous heavy leather belts, nearly a foot wide, all studded over with brass nails. They wore high boots, with their trousers tucked into them, and had long black hair and heavy black moustanches. (p.3)

Quindi baffoni e capelli neri, camicie di lino, pantaloni bianchi infilati negli stivali, alte cinture di cuoio e ampi cappelli. Dovevano apparire più o meno così:

La terza coppia da sinistra indossa
un costume tradizionale slovacco.

Dopo aver passato la notte presso una locanda (qui c'è il primo messaggio diretto di Dracula che ha lasciato a Jonathan un biglietto), al momento di ripartire la locandiera supplica Jonathan di non andare, ma, essendo lui determinato a svolgere il suo lavoro e a non interrompere il suo viaggio, la donna gli dona il suo crocifisso e gli fa un gesto per scacciare il maligno. Anche altri passeggeri della diligenza su cui viaggia il giovane spesso fanno lo stesso gesto scaramantico e si fanno sempre il segno della croce ogni volta che la carrozza passa davanti a un crocifisso o a un'edicola lungo la strada (caro Jonathan, non sei per niente preoccupato? Neanche un pochino?).

Al calar della sera Jonathan viene consegnato a un'altra carrozza, quella che il conte ha mandato a prenderlo per condurlo fino al suo castello. Il cocchiere è silenzioso e Jonathan non riesce mai a vederlo bene in viso. All'avvicinarsi della mezzanotte i lupi nei boschi iniziano ad ululare e i cavalli si innervosiscono. Ogni tanto compare una luce blu ai margini della strada, nel fitto del fogliame, e ogni volta il cocchiere scende, si inoltra della foresta e sparisce per un po'. Quando torna risale a cassetta come niente fosse e il viaggio riprende (ecco, io me la sarei già data a gambe...). 
Questo fino a quando gli ululati cessano di colpo e la luna non rischiara per un attimo la notte: Jonathan vede che la carrozza è circondata dai lupi. Il cocchiere riesce in maniera inspiegabile ad allontanarli (Johnny, qua tira una brutta aria...) e poi entrambi proseguono il viaggio percorrendo una strada costantemente in salita. Poco lucido e quasi sull'orlo del sonno, Jonathan si accorge infine che sono giunti nel cortile di un edificio.


ZA-ZA-ZAAAAAAN!  Il primo capitolo termina decisamente in climax e il povero Johnny mi fa già pena con la sua scarsa esperienza nel campo dell'horror (quella volta aveva a disposizione ben poco: Ann Radcliffe, Horace Walpole, Mary Shelley, Matthew Lewis e pochi altri. Il nostro Johnny, ha comunque l'aria da uomo serio e poco interessato alla letteratura gotica). 
Un consiglio: caro Johnny, non appena succede qualcosa di strano, la gente normale SCAPPA senza voltarsi indietro. Avresti dovuto pensarci u_u

Curiosità: da subito vengono associati vampiri e lupi mannari.
I could hear a lot of words often repeated, queer words, for there were many nationalities in the crowd; so I quietly got my polyglot dictionary from my bag and looked them out. I must say they were not cheering to me, for amongst them were "Ordog"-Satan, "pokol"-hell, "stregoica"-witch, "vrolok" and "vlkoslak"-both of which mean the same thing, one being Slovak and the other Servian for something that is either were-wolf or vampire. (p.7)


Stay tuned per sapere che fine fa il nostro Johnny!

mercoledì 15 aprile 2015

Books Everywhere! Part VII

All'ultimo Books everywhere eravamo rimasti a decine di acquisti fa. Sì, decine. Ma piano piano ci rifaremo. Può anche darsi che mi scappi qualche titolo tra un post e l'altro, ma i curiosi (come se ce ne fossero davvero su questo blog XD) possono sempre sbirciare la mia libreria aNobii dal link nella colonna qui a destra, subito sopra al contatore.

Ripartiamo!


Questa è una storia lunga. Lunga nel senso che la mia curiosità per questo libro risale a un mucchio di anni fa.
Dunque. Quando andavo alle scuole medie mi fermavo spesso a pranzo a casa di mia nonna e giocavo con la ragazzina della casa accanto, che aveva un paio d'anni più di  me. Detto questo, una volta a scuola diedero da leggere a questa mia amica La città della gioia (come ho detto era una attimo più grande di me e andava già alle superiori). Lei me ne parlò e da come ne parlava sembrava davvero che fosse uno di quei libri che cambia il modo di vedere le cose, che cambia le persone. Non ero particolarmente interessata all'argomento, non lo sono neanche ora, ma la curiosità mi è decisamente rimasta, senza contare che è un libro celebre e che nel corso degli anni ne ho sentito parlare spesso (e spesso addirittura con affetto). Mi pare giusto provare, no?

Chissà per quale strano motivo finii a vedere il film tratto da questo libro. Non ricordo bene, penso di averlo preso a noleggio quando uscì, o forse comprai direttamente la vhs (devo averla ancora da qualche parte). Erano più o meno gli stessi anni in cui sentii parlare della Città della gioia (ergo una quindicina di anni fa).
Adoro il film. Penso di aver consumato la videocassetta a suo tempo. Da lì ho iniziato a informarmi su Maurensig e, pur avendo avuto  l'intenzione di leggere questo libro fin dall'inizio, mi sono ritrovata a leggere invece L'uomo scarlatto, e ad adorarlo. Qualche anno dopo è stato il turno del Guardiano dei sogni
Ne ho un altro paio in libreria in attesa di lettura (La variante di Lüneburg e Venere lesa), ma resto fedele al mio piano originale di leggere anche questo. Prima o poi.


Ero in una libreria dell'usato a spulciare tra pile polverose quando mi è caduto l'occhio su questa copertina. Non so... quel titolo in verde e quelle facce  mi dicevano qualcosa. Possibile? Mah, tanto costava l'incredibile cifra di un euro e l'ho aggiunto ai libri da comprare. 
Giorni dopo il lampo a ciel sereno: ma certo che avevo già visto questa copertina! Mia madre ha lo stesso identico libro nascosto in una cassapanca che avevo riordinato personalmente anni fa, perciò è effettivamente un doppione e non c'era bisogno di acquistarlo, ma vabbè, per quel prezzo sono contenta di avere la mia copia :)
















Nonostante la copertina orribile (l'azzurro e il giallo dal vivo sono davvero un pugno in un occhio), Louisiana  mi chiamava dallo scaffale nella solita libreria di usati. Ravanando nello stesso negozio mi sono imbattuta in altri due volumi dello stesso autore, per poi scoprire che facevano tutti parte della stessa saga familiare. Anzi, in realtà i volumi scritti da questo giornalista francese sarebbero ben sei, di cui soltanto cinque pubblicati in Italia. Chissà se riuscirò mai a leggerli tutti. Il primo passo è stato comprare i volumi iniziali :)


Qui c'è lo zampino di Tolstoj. Lungi da me paragonare la Hanlon al nostro amico Lev, dico solo che ha fatto anche lui la sua parte quando io ho deciso di comprare questo libro. Come spesso mi capita, l'acquisto non era in programma. Mi piaceva l'immagine di copertina (e qui Tolstoj non c'entra niente), infatti ho un debole per le illustrazioni. Ma, considerando che sto ANCORA leggendo Anna Karenina, che l'ambientazione russa di epoca storica mi piace un sacco, che questo libro è chiaramente ambientato a San Pietroburgo (ma va'?) almeno un secolo fa, mi pare chiaro perché sia finito abbastanza in fretta nella pila degli acquisti e poi a casa in libreria. 
Quindi è tutta colpa di Tolstoj u_u

Semplicemente un altro Grisham. So che mi piace e vado sul sicuro. Inoltre volevo provare qualcosa di suo che non appartenesse al genere del legal thriller. E comunque non potevo proprio lasciarlo in libreria a prender polvere dopo aver letto la quarta di copertina e aver riso almeno 10 minuti quando viene menzionata la (fittizia) squadra di football americano dei Panthers Parma. Cito: "Rick non sapeva nemmeno che in Italia il football fosse praticato e non ha nemmeno la più vaga idea di dove Parma si trovi". Che le nozioni geografiche di uno straniero sull'Italia siano scarse non è per niente strano e sinceramente neppure io avrei immaginato che nel bel paese si giocasse a football a livelli professionistici (mi viene da ridere già solo a scriverle queste cose XD). 
Se il giallo canarino della copertina aveva minacciato di tenermi alla larga, i magici Parma Panthers e le risate che ci ho fatto su mi hanno fatto cambiare idea. Quando lo leggo ne riparliamo XD



L'edizione risale al 1940 e si è persa da un pezzo la sovracoperta di cui vedete l'immagine qui a fianco, ma mi resta un volume con una rigida copertina violacea che, sebbene sbiadito e macchiato dal tempo, è ancora in ottime condizioni. 
Nella solita libreria dell'usato (i libri di questo Books everywhere sono stati tutti acquistati lì) ci sono un mucchio di copie di questo libro, impossibile non imbattercisi ogni quarto d'ora. Quando poi ho scoperto che è ambientato in India e che esiste perfino un film, mi sono decisa a prenderlo.

Come per La grande pioggia, anche questo volume è vecchiotto (Mondadori 1957) e ha perso la sovracopertina. E' un bel malloppo di oltre mille pagine e l'ho preso solo perché mi sono fatta convincere dalla recensione di un'anobiana. Anzi, l'unica recensione presente su aNobii per questo titolo. Non è dettagliata né scritta in maniera particolare e racconta poco e niente anche sulla trama del libro (Antonio vive diverse avventure in epoca napoleonica. Fine.), però il recensore ne parla con affetto, ho avuto l'impressione che questo libro l'avesse davvero amato e, ancor di più per questo, è un peccato che non ne abbia potuto parlare con nessuno (libro sconosciuto che avran letto sì e no una manciata di persone). Son bastate poche righe a convincermi a prenderlo. Poi non so se mai lo leggerò, ma intanto ringrazio chi ha lasciato il suo parere.
La recensione in questione la trovate qui.


Alla prossima! :)

mercoledì 1 aprile 2015

Nuova rubrica: Un po' per volta

E' da un po' che ci penso e credo che oggi sia il giorno buono per inaugurare una nuova rubrica. 
Tutto nasce dal fatto che io sono ossessionata dal tempo che passa, cioè più dalla memoria, dai ricordi, dal fatto che quello che ricordo col tempo cambia e sbiadisce e che conservo anche le più piccole stupidaggini solo perché possono aiutarmi a ricordare un qualche momento preciso del passato. Ho la costante sensazione che cose, fatti e persone mi scivolino dalle dita come sabbia e, nel tentativo di afferrare quel che posso, conservo tutto.

La cosa si fa un tantino più complessa con quello che leggo, che guardo, che gioco. Una volta letto un libro (o visto un film o terminato un gioco etc), il ricordo resta lì per un po', poi i dettagli svaniscono a poco a poco e dopo qualche tempo mi accorgo di non ricordarmi più la trama, o i nomi dei personaggi (quelli sono spesso i primi che se ne vanno -.-) o i collegamenti che avevo fatto leggendo. Se si tratta di cicli, saghe o comunque opere collegate, è la fine. Dimenticato uno, prima di poter passare al prossimo ho sempre bisogno di una rinfrescata alla memoria e va a finire che rileggo la roba vecchia (che va sempre bene eh, non che mi dispiaccia rileggere, anzi...). Ma l'idea era andare avanti e non tornare indietro, e in questo modo proseguire è sempre più difficile.

Per ovviare alla rilettura, talvolta ho cercato i riassunti completi delle opere interessate. Neanche l'ombra. Hanno tutti paura di fare spoiler oppure riepilogano in un paragrafo o due opere di centinaia di pagine. Sinceramente io mi leggerei più volentieri un riassunto bello corposo (anche 50 pp. se serve) purché mi permetta di accedere a tutti i dettagli necessari a non perdere niente se intendo proseguire col mio ciclo. Un riassunto VERO, che mi aiuti a recuperare i ricordi della prima lettura senza omettere tutti i particolari che è bene ricordarsi se si vogliono leggere i volumi successivi. A scrivere una trama spiccia in cinque righe son bravi tutti e, per quello che serve a me, è un'operazione che non ha alcun valore.

Ecco quindi a cosa serve la nuova rubrica, significativamente intitolata Un po' per volta: a ricordare. Il piano è quello di riassumere capitolo per capitolo, puntata per puntata, libri, fumetti, serie televisive e tutto quello che richiede tempo e continuità per poter seguire e comprendere la trama.

Sarà un archivio a cui poter attingere in ogni momento per rinfrescarsi la memoria ma anche per chi non ha ancora approcciato l'opera tal dei tali e vuole farsi un'idea. 
Ovviamente, essendo il mio archivio, ci infilerò qualche commento qua e là, perché quello che cerco di registrare sono anche le mie impressioni, i miei pensieri, i miei collegamenti in relazione all'opera che sto sintetizzando, e ben venga se poi tutta questa roba potrà tornare utile anche a qualcun altro.


Il tempo di riordinare gli appunti sulla mia attuale lettura e poi che Un po' per volta abbia inizio!