giovedì 16 aprile 2015

Un po' per volta: Dracula - Capitolo 1

Ho deciso di inaugurare Un po' per volta con una delle mie attuali letture: Dracula di Bram Stoker. 
Non l'avevo mai letto prima, ma ovviamente conosco la vicenda grazie alle trasposizioni e all'influenza che il romanzo ha avuto su altre opere. Io lo sto leggendo in inglese e la mia edizione è quella dei classici Collins, quindi mi riservo di inserire nei miei riassunti alcuni brani dal testo originale. Si parte!


Dal diario di Jonathan Harker (la prima annotazione del diario risale al 3 maggio di un anno imprecisato, probabilmente verso la fine del XIX secolo. Dracula fu pubblicato  nel 1897):

Jonathan Harker, avvocato inglese, descrive il suo viaggio da Vienna attraverso la Bulgaria fino al castello del conte Dracula. Molte sono le descrizioni paesaggistiche: la Transilvania è un paese dalle grandi bellezze naturali, ricco di verde, pieno di colline boscose, alberi da frutto e fattorie. Vengono descritti i costumi della gente del posto: gli slovacchi sono quelli con gli usi e i costumi più caratteristici.
The strangest figures we saw were the Slovaks, who were more barbarian than the rest, with their big cow-boy hats, great baggy dirty-white trousers, white linen shirts, and enormous heavy leather belts, nearly a foot wide, all studded over with brass nails. They wore high boots, with their trousers tucked into them, and had long black hair and heavy black moustanches. (p.3)

Quindi baffoni e capelli neri, camicie di lino, pantaloni bianchi infilati negli stivali, alte cinture di cuoio e ampi cappelli. Dovevano apparire più o meno così:

La terza coppia da sinistra indossa
un costume tradizionale slovacco.

Dopo aver passato la notte presso una locanda (qui c'è il primo messaggio diretto di Dracula che ha lasciato a Jonathan un biglietto), al momento di ripartire la locandiera supplica Jonathan di non andare, ma, essendo lui determinato a svolgere il suo lavoro e a non interrompere il suo viaggio, la donna gli dona il suo crocifisso e gli fa un gesto per scacciare il maligno. Anche altri passeggeri della diligenza su cui viaggia il giovane spesso fanno lo stesso gesto scaramantico e si fanno sempre il segno della croce ogni volta che la carrozza passa davanti a un crocifisso o a un'edicola lungo la strada (caro Jonathan, non sei per niente preoccupato? Neanche un pochino?).

Al calar della sera Jonathan viene consegnato a un'altra carrozza, quella che il conte ha mandato a prenderlo per condurlo fino al suo castello. Il cocchiere è silenzioso e Jonathan non riesce mai a vederlo bene in viso. All'avvicinarsi della mezzanotte i lupi nei boschi iniziano ad ululare e i cavalli si innervosiscono. Ogni tanto compare una luce blu ai margini della strada, nel fitto del fogliame, e ogni volta il cocchiere scende, si inoltra della foresta e sparisce per un po'. Quando torna risale a cassetta come niente fosse e il viaggio riprende (ecco, io me la sarei già data a gambe...). 
Questo fino a quando gli ululati cessano di colpo e la luna non rischiara per un attimo la notte: Jonathan vede che la carrozza è circondata dai lupi. Il cocchiere riesce in maniera inspiegabile ad allontanarli (Johnny, qua tira una brutta aria...) e poi entrambi proseguono il viaggio percorrendo una strada costantemente in salita. Poco lucido e quasi sull'orlo del sonno, Jonathan si accorge infine che sono giunti nel cortile di un edificio.


ZA-ZA-ZAAAAAAN!  Il primo capitolo termina decisamente in climax e il povero Johnny mi fa già pena con la sua scarsa esperienza nel campo dell'horror (quella volta aveva a disposizione ben poco: Ann Radcliffe, Horace Walpole, Mary Shelley, Matthew Lewis e pochi altri. Il nostro Johnny, ha comunque l'aria da uomo serio e poco interessato alla letteratura gotica). 
Un consiglio: caro Johnny, non appena succede qualcosa di strano, la gente normale SCAPPA senza voltarsi indietro. Avresti dovuto pensarci u_u

Curiosità: da subito vengono associati vampiri e lupi mannari.
I could hear a lot of words often repeated, queer words, for there were many nationalities in the crowd; so I quietly got my polyglot dictionary from my bag and looked them out. I must say they were not cheering to me, for amongst them were "Ordog"-Satan, "pokol"-hell, "stregoica"-witch, "vrolok" and "vlkoslak"-both of which mean the same thing, one being Slovak and the other Servian for something that is either were-wolf or vampire. (p.7)


Stay tuned per sapere che fine fa il nostro Johnny!

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