giovedì 23 luglio 2015

Books Everywhere! Part IX

Rieccomi con gli acquisti. L'ultimo Books everywhere! era di qualche mese fa, quindi ho di nuovo terreno da recuperare XD






All'inizio ero decisa a scansarlo, ma poi ha cominciato a solleticarmi l'idea dell'ambientazione romana, abbastanza insolita tra i romanzi rosa, dove dominano il Medioevo e il periodo Regency. Poi l'ho trovato usato e insomma ho colto l'occasione.







L'aveva citato la mia professoressa di italiano delle superiori. Da allora ho continuato a sentirne parlare e ora sono dell'idea che prima o poi in un Franzen mi sarei imbattuta.




Fantasy goticheggiante praticamente sconosciuto in Italia. Scoperto quando mi sono imbattuta nella miniserie BBC del 2000 con Jonathan Rhys Meyers come protagonista tratta dai primi due romanzi della serie di Gormenghast (che in totale sono tre).
Per anni ho aspettato di comprarlo fino a quando il destino mi ha assistito e Adelphi ha deciso finalmente di ristamparlo e ad un prezzo decisamente inferiore. Thank you!







Dopo aver letto Lupo mannaro e Almost Blue, continuo con le indagini dell'ispettrice Grazia Negro.







Perché Zweig mi ispira e lo voglio proprio provare. Poi non c'entrerà una mazza, ma un libro che parla di scacchi mi ricorda La variante di Luneburg di Maurensig. E infine me lo tiravano dietro a 1.90€.







Non mi dispiacciono i thriller e ho già letto un libercolo di Simoni intitolato I sotterranei della cattedrale, che ho trovato piuttosto carino.





Secondo capitolo dei Chicago Stars. Il primo non era malvagio, ma questo volume, che ho già letto, mi ha conquistata. Bobby Tom era già un personaggio intrigante, sebbene secondario, nel primo libro, ma qui è il protagonista e non ho potuto fare a meno di trovarlo ancora più simpatico.
Ho già letto anche il terzo volume che ho commentato qui.







Ampiamente elogiato nel gruppo di lettori di cui faccio parte su Facebook. Giallo-thriller di autore italiano e ristampato nella collana Super TEA (alla portata economica di ogni lettore). Quasi sicuramente non mi dispiacerà.







Presto nuovi aggiornamenti al listone degli acquisti :D

mercoledì 15 luglio 2015

E liberaci dal padre

E liberaci dal padre (titolo originale: A Great Deliverance) è il romanzo d'esordio, pubblicato nel 1988, di Elizabeth George, nonché la prima delle numerose indagini condotte dall'ispettore Lynley e il sergente Havers. La serie è composta ad oggi da sedici romanzi, a cui vanno aggiunti un prequel sempre con Lynley e un capitolo in cui devono risolvere il giallo dei personaggi secondari della serie madre.

In un villaggio della pittoresca campagna inglese un uomo viene ritrovato decapitato nel suo fienile. Accanto al corpo siede la figlia con l'abito della domenica sporco di sangue. Le uniche parole che pronuncia sono: "Sono stata io. Non me ne pento" e poi settimane di silenzio. Il prete del paese vola a Londra a chiedere aiuto a Scotland Yard e il caso viene affidato a una coppia di investigatori che descrivere come male assortita sarebbe riduttivo.
Lui, Thomas Lynley, uomo colto, affascinante, altolocato e ricco che, per qualche misterioso motivo, ha deciso di impiegare il suo tempo trattando con testimoni riottosi e marciume umano. Lei, Barbara Havers, bisbetica non ancora domata, rigida, astiosa, brutta e totalmente priva di senso estetico o di educazione superiore, è riuscita a farsi sbattere fuori dalla squadra investigativa dopo aver bruciato ben tre partner di indagini con la sua stizza per tornarsene con la coda tra le gambe alle volanti e alle pattuglie.
I due devono tentare di instaurare un qualche rapporto di fiducia o rispetto mentre si schiariscono le idee tra i vari e un po' loschi personaggi che abitano il paesino inglese, dove ovviamente tutti conoscono tutti e i pettegolezzi volano come palline in un campo da tennis.
Contemporaneamente, Deborah e St. James, amici di vecchia data di Lynley, si trovano per caso in una locanda nello stesso villaggio per trascorrere la loro breve luna di miele. Tra un bicchiere di brandy e il chiacchiericcio incessante di un invadente ospite americano, la padrona del posto racconta loro una vecchia leggenda locale per cui talvolta, di notte, si sentirebbe il pianto di un neonato provenire dalle rovine della vicina abbazia...

Un giallo che si legge bene. Non ho avuto fretta e me lo sono assaporato pian piano gustandomi l'inizio lento e i molti personaggi. Personaggi ben delineati, anche se ammetto di aver odiato Havers. L'infelicità della sua vita l'ha resa invidiosa nei confronti degli altri, specialmente verso Lynley, che ha l'unica colpa di vivere una vita apparentemente perfetta da titolato dell'alta società. Ovviamente anche lui ha le sue grane, belle pesanti a dire il vero, ma Barbara vede soltanto quel che vuol vedere. Per tutto il libro si crea un'idea degli altri senza alcuna prova e poi segue i suoi pregiudizi quasi fossero il vangelo, di solito andando incontro a disastri di epiche proporzioni. Che idiota. Io l'ho trovata assurdamente irritante, anche se capisco che la complessità del suo carattere possa essere interessante. Le ho nettamente preferito Lynley senza indugio, specialmente per i suoi sforzi di sembrare sempre sciolto e a suo agio anche in situazioni spinose.

E' un giallo quindi spendo due parole anche sull'andamento delle indagini. Gli indizi sono tanti e tutti da interpretare. In questo Havers sa essere una brava detective, forse migliore di Lynley per certe trovate brillanti a cui lui non aveva minimamente pensato. D'altra parte però Thomas ogni tanto tira fuori dal cilindro deduzioni senza spiegazione, cioè capisce certe relazioni tra personaggi senza che al lettore fosse mai stato dato uno straccio di indizio in quel senso, o almeno io non ci sarei proprio arrivata. E la cosa mi stupisce, perché sono una che osserva i dettagli e quasi mi dispiace affermare che a metà libro avevo già capito la parte fondamentale del mistero (che NON è l'identità dell'assassino). 
L'altra parte del mistero è stata per me nebulosa fin quasi al finale, soprattutto perché la cara Elizabeth butta qui e là alcune scene particolarmente fuorvianti, almeno una delle quali resta comunque senza spiegazione alla fine del libro (parlo dell'interludio tra Ezra e Danny, in cui lei piange e lui si incavola). Tutte le altre hanno un rapido e doveroso chiarimento tra le pagine finali.

La Chiesa, sia cattolica che anglicana (non parlo di religione, parlo di Chiesa intesa come istituzione e come insieme dei suoi rappresentanti), in questo romanzo ci fa una ben magra figura e i personaggi che la incarnano finiscono, ognuno per motivi diversi, per venire schiacciati dai propri lati negativi.

Oltre all'andamento pigro e lento che io ho molto apprezzato, il vero punto di forza del romanzo è la caratterizzazione dei personaggi. Il cambio di linguaggio a seconda del punto di vista e degli interlocutori nei dialoghi è riuscitissimo e dice molto anche dei personaggi a cui sono dedicate poche descrizioni: sono fantasticamente dipinti Hank, l'ospite americano della locanda, logorroico e kitsch, Olivia Odell, fragile e insicura madre sull'orlo di una crisi di nervi, miss Burton Thomas, la pragmatica e ciarliera padrona della locanda, Richard Gibson, il malizioso cugino della presunta assassina, Bridie Odell, la vivace figlia di Olivia che gira sempre con la sua anatra domestica.

Non male anche le descrizioni del villaggio e della campagna inglese:
C'erano elementi contrastanti dappertutto. Nelle aree coltivate la vita germogliava da ogni fessura e da ogni cespuglio, una fitta vegetazione che in un'altra stagione avrebbe prodotto la bellezza variegata dei trifogli, della licnide, della veccia e della digitale. Era una terra in cui le macchine venivano fatte aspettare quando due cani conducevano un gregge di grasse pecore al di fuori dei pascoli, giù per la collina, lungo la strada per una passeggiata di qualche miglio fino al centro del villaggio, guidati soltanto dal fischio del pastore che veniva dietro, e che affidava il proprio destino e quello dei suoi animali all'abilità dei cani. E poi di colpo le piante, i villaggi, le magnifiche querce, gli olmi e i castagni sparivano nel nulla lasciando il posto alla selvaggia e primitiva bellezza delle brughiere. (p. 107)
Un veduta della campagna dello Yorkshire con tanto
di villaggio, chiesa e pecorelle al pascolo
:)

Tirando le somme posso dire che non è stupendo, ma è decisamente una lettura piacevole e penso proprio che andrò avanti con il ciclo, se non altro per vedere l'evoluzione dei tesi rapporti tra Lynley, Havers e un'altra manciata di personaggi fissi.