sabato 26 marzo 2016

Nuovo Book Tag - Parte 2 (di 3)

Ecco qua la seconda parte del booktag libroso iniziato qui. Enjoy!


11- Di solito quando leggi?

Non ho un momento prestabilito. Qualche volta leggo appena sveglia, senza essere nemmeno uscita da sotto le coperte ancora, prima di colazione. Meno frequentemente leggo prima di andare a dormire: se poi la lettura mi prende non riesco a mollare il libro e faccio sicuramente tardi quando la mattina dopo ho la sveglia presto -_-
Leggo durante gli spostamenti in autobus e durante la pausa pranzo nei giorni feriali. Se è una giornata libera, posso leggere nel bel mezzo della mattina, del pomeriggio o anche per tutta la notte. Leggo anche durante i pasti, se riesco a trovare un libro che resta aperto alla pagina giusta senza richiudersi (lo so, è scortese, ma la mia non è una famiglia abituata al tradizionale momento del pasto tutti insieme). 
Leggo quando ne ho voglia indipendentemente dall'ora, ma, se ne ho il tempo, tendo a leggere per sessioni abbastanza lunghe (minimo un'oretta) e leggo quasi sempre distesa a letto o sul divano <3


12- Presti i libri?

Cerco di evitarlo. Non c'è stata una volta in cui un libro prestato sia tornato indietro nelle condizioni in cui l'avevo visto l'ultima volta. Di solito hanno gli angoli consumati o la costa piena di rughe (cosa che detesto e cerco di non fare perfino con i fumetti). Una volta ho visto un'amica tirare fuori dal suo zaino il mio manuale di storia moderna con la copertina piegata a metà. Mi stavano uscendo gli occhi dalle orbite O_O
D'altra parte l'impulso a prestare un libro quando l'altro sembra sinceramente interessato è forte. Mi fa piacere far conoscere i libri che mi sono piaciuti e condividere l'interesse con altri. E magari poi scambiarci le opinioni. Anche se mi capita di rado con quelli che conosco di persona, perché quasi nessuno legge i titoli che mi interessano e conosco un numero limitato di lettori :(


13- I tuoi amici e familiari leggono?

I miei genitori si chiedono ancora da dove io sia venuta fuori. Nessuno dei due nutre i miei stessi interessi culturali e riesco a far leggere a mio padre un libro ogni paio d'anni quando va bene (ma solo se è fantascienza avventurosa). Mia madre si limita alle guide turistiche e ai manuali illustrati sulle piante, al massimo mi chiede un romanzo rosa o due quando va in vacanza d'estate (ma me li rende in condizioni pietose, cfr. paragrafo precedente).
Gli unici lettori della famiglia siamo io, che ho gusti eclettici, mia zia, che adora tutto ciò che è storico, e mio cugino, che predilige temi di attualità.
Tra i miei amici ci sono diversi lettori, nessuno eclettico quanto me e, chissà perché, quasi nessuno parla spontaneamente delle proprie letture. Le conversazioni librose capitano, ma di solito sono brevi, poco approfondite e perlopiù iniziate da me. Trovo maggiore soddisfazione nel confrontarmi con i lettori on-line, dove posso incontrare lettori accaniti, più varietà di argomenti e opinioni e recensioni approfondite. 
L'ideale sarebbero lettori in carne ed ossa ma è una razza che sembra andare scomparendo, almeno in Italia.


14- Quanto ci metti mediamente a leggere un libro?

Dipende dal libro e dal tempo che gli dedico. Un giorno come molti mesi. Oscillo tra le 30 e le 50 pagine all'ora a seconda della scrittura. Un romanzo rosa o un giallo in genere sono poco impegnativi e spesso brevi, perciò li leggo più rapidamente. Un saggio o un romanzo storico sono per me letture pesanti e procedo lentamente, anche se con interesse.


15- Quando vedi una persona che legge (es. un mezzo pubblico) sbirci il titolo del libro?

Assolutamente sì. Non posso farne a meno. Sbircio anche i titoli sul giornale o sugli opuscoli. Però poi, da vera bastarda, quando sono io a leggere in pubblico faccio in modo che non si veda mai il titolo ^_^


16- Leggi i libri in prestito da amici e biblioteca o solo quelli che possiedi?

In passato mi è capitato di leggere libri in prestito ma non mi sono trovata bene.
Intanto devo stare ultrattenta a non rovinare niente (cioè, faccio grande attenzione anche con i miei libri, ma una costa con le rughe, un angolino consumato, una righetta qua e là possono capitare anche con tutta la buona volontà. Se si tratta di roba mia, pazienza, me ne faccio una ragione, ma cerco sempre di restituire quello che prendo in prestito nelle condizioni in cui è arrivato nelle mie mani la prima volta). Poi sono solita sottolineare a matita i passaggi che mi colpiscono di più, cosa che non posso fare se il libro non è mio. 
Quello che odio di più è, però, avere il tempo contato. I libri della biblioteca di solito si possono tenere un mese (di meno se libri di testi per esami) e, anche se alla scadenza si può rinnovare il prestito (non si può fare se il libro è già stato prenotato da un altro lettore), ho comunque la sensazione di dover leggere di corsa, di avere i giorni contati e mi passa la voglia di leggere. Per i libri prestati da amici non c'è tutta questa fretta ma mi scoccia dovermi continuamente ricordare che non li posso tenere a tempo indefinito e che devo restituirli il prima possibile.
E poi a me piace rileggere, che me ne faccio di un libro in prestito? Ne voglio una copia mia da poter sottolineare e rispolverare a piacimento anche nel cuore della notte. Voglio i libri a portata di mano.


17- Qual è il libro che non sei mai riuscito a finire?

Finire i libri a tutti i costi non è un mio imperativo. Leggo se ne ho voglia, quando diventa pesante o costrittivo non è più divertente. Mi capita spesso di iniziare un titolo, poi magari farmi prendere da un altro e seguire quello, e quando ritorno al primo potrebbe essere passato molto tempo e io potrei essermi scordata i dettagli. A quel punto non ha senso andare avanti senza ricordare elementi fondamentali, tanto vale mettere il libro da parte per ricominciarlo più avanti. Perciò ecco che, da lettrice disordinata quale sono, spesso non finisco i libri alla prima lettura. Restano nel limbo del "prima o poi lo riprendo in mano e arrivo fino in fondo" anche per molto tempo. E sono tanti.
Posso fare alcune menzioni speciali a libri che ho iniziato più volte e che non ho mai concluso.
 La coscienza di Zeno, per esempio: per due volte sono arrivata al capitolo dell'amante e non sono riuscita ad andare oltre. Colpa dei capitoli interminabili in cui basta fare una pausa per perdere il filo del discorso, che va ripreso rileggendo le tre pagine precedenti. Una lettura a gambero, due passi avanti e uno indietro, due avanti e uno indietro. Interessante ma faticoso.
 L'ombra del torturatore di Gene Wolfe: per tre volte mi sono fermata a poche pagine dall'inizio, perché non era mai il momento giusto per quella lettura, che pure mi ispira parecchio e che non vedo l'ora di continuare. Non era il momento giusto, non riuscivo a visualizzare bene le immagini descritte, non mi concentravo. Pura sfortuna. Arriverà il suo momento.
 Il mio nome è rosso di Ohran Pamuk: anche questo preso in mano tre volte e mai arrivata neanche alla metà. Quel poco che ho letto mi piace davvero tanto, ma forse la combinazione di momento sbagliato + scrittura lenta e molto dettagliata mi hanno fatto desistere tutte le volte. E' sempre andata a finire che trovavo qualcos'altro di più scorrevole che catturava la mia attenzione.
 Stephen King: qualche anno fa ho preso in mano Stagioni diverse perché un secolo prima me ne aveva parlato con entusiasmo una persona e mi era sempre rimasta la curiosità. Ho letto con tranquillità il primo racconto, La redenzione di Shawshank, di cui conoscevo la trama avendo visto e amato il film che ne hanno tratto, e poi, durante una vacanza in montagna, in pochi giorni ho letto il secondo racconto, Un ragazzo sveglio, ma è stato deleterio. King scrive benissimo ed è un maestro nel delineare la psicologia dei personaggi, ma la vicenda narrata è terribile. E' stato come guardare qualcosa di orrorifico e insopportabile, solo che non riuscivo a staccarmi, l'interesse morboso per la vicenda e il finale mi hanno quasi costretta a sbrigarmi ad arrivare alla fine per poterlo chiudere e mettere da parte. E' un racconto davvero molto bello, scritto magistralmente, ma alla fine ero disgustata e sconvolta. Ho messo King in pausa indefinita e non l'ho toccato per oltre due anni. Poi un annetto fa ho pensato di riprovarci con Misery, anche questo ampiamente lodato da qualche conoscenza. A un terzo ho perso interesse anche in quello. Questa volta ero mentalmente preparata, ma lo svolgimento lentissimo e angoscioso mi ha fatto desistere ancora una volta. King, per quanto interessante, rende la lettura una pena infinita, mentre io cerco sollievo alla quotidianità e non stress aggiuntivo. Non si creda che non apprezzo libri di argomento tragico, catastrofico o in generale negativo, descrizioni minuziose di impalamenti (cfr. Il ponte sulla Drina di Andric) e orrori simili non mi hanno lasciato sgradevoli strascichi post-lettura, mentre King mi ha un tantino ricordato la sensazione che ho provato leggendo Le memorie dal sottosuolo di Dostoevskij, con la differenza che Dosto mi ha offerto immedesimazione e sicuramente nuove conoscenze su me stessa. Insomma a fine lettura mi sentivo una merda ma è stato utile; mentre a fine lettura di King volevo solo nascondere il libro dove non potevo vederlo e scordarmi di averlo mai letto.
Da brava masochista penso che farò qualche altro tentativo in futuro, perché sì, me le vado a cercare.


18- Hai mai comprato un libro solo per la copertina? Cosa ti attrae della copertina?

Sarei tentata di rispondere di no, ma invece è probabile di sì, almeno una volta o due nella vita, anche se non saprei indicare con quali titoli mi è successo. Ok, non era proprio SOLO per copertina. Se una copertina mi attrae ma poi leggendo la trama scopro che non mi piace per niente, al massimo mi cerco l'immagine on-line e me la salvo sul pc per rimirarla; se però mi affascina la copertina ma mi sembra interessante anche la sinossi, allora è probabile che compri il libro o lo aggiunga in wishlist. Il punto è che vengo attratta da libri molto diversi tra loro e di solito non prendo cantonate, il mio istinto librario funziona bene e raramente ho da pentirmene, quindi quando scelgo un libro (anche per la copertina) il peggio che mi può succedere è che non mi dispiaccia ma non lo trovi fenomenale. Alla fine le opere che ho trovato davvero belle sono una piccola percentuale rispetto al totale di quelle lette e la maggioranza delle letture non oltrepassa la mediocrità (anobiianamente parlando si attesta sulle tre stelline su cinque), però sono comunque letture utili, per evasione e divertimento ma anche perché permettono alle opere migliori di risaltare di più nel panorama delle mie letture. E poi spesso e volentieri le letture che ho più amato sono state lunghe e faticose e non sono in grado di digerirne troppo di quel tipo in poco tempo, carburo lentamente e ho tempi di elaborazione abbastanza lunghi.
Tornando al nocciolo della questione: la copertina svolge un ruolo importante durante la prima scrematura in libreria. Se vado a comprare senza avere in mente titoli o autori specifici, mi lascio attrarre da ciò che l'occhio nota, quindi dalla copertina. Se poi, documentandomi, scopro che la trama mi ispira, l'autore mi piace o i commenti di lettori che ho letto mi convincono, allora quel primo approccio visivo sarà stato utile a farmi scoprire un libro che probabilmente mi piacerà.

Cosa mi attrae specificamente in una copertina? E' più facile dire cosa NON mi attrae.
Detesto le copertine con immagini di film/serie tv tratte dall'opera, è una mossa smaccatamente commerciale che mi fa sentire la pecora che segue il gregge: se decido di leggere un libro è perché penso possa piacere a me, non perché piace a un mucchio di altra gente. Certo leggere i commenti dei lettori aiuta, ma solo in quanto dalle argomentazioni altrui posso capire se apprezzano le stesse cose che piacciono a me o se abbiamo gusti differenti, filtro i commenti che leggo in base al mio interesse e non scelgo arbitrariamente di seguire il commento di qualcuno che non penso condivida i miei interessi. E sì, leggo anche materiale commerciale (e volentieri) perché il numero di vendite non è un fattore che influisce sulla scelta, non direttamente almeno. Se un libro è molto letto, allora molti ne parlano ed è difficile non inciampare in articoli o commenti a riguardo. Quindi è più probabile, rispetto a un libro oscuro e imbucato, che, sentendo molto parlare di un best seller nasca la curiosità e desideri informarmi, se però poi scopro che non mi interessa, chissenefrega di quanti l'hanno letto/comprato/commentato, non ho intenzione di farlo anch'io.
Non mi attirano le copertine con le foto dell'autore o il suo nome scritto più in grande del titolo. Dà più risalto alla persona che a quello che scrive e, per quanto il contesto in cui è stata scritta un'opera (e questo comprende l'identità dell'autore) sia fondamentale per apprezzarla al meglio, preferisco concentrarmi prima sul testo in sé e secondariamente aggiungere altri fattori all'interpretazione.
Non mi piacciono granché le copertine che copiano altre copertine. Un libro di successo vende e lancia un filone di facsimile; e non è detto che i libri si assomiglino per contenuti, magari fanno solo parte dello stesso genere o hanno qualche elemento in comune oppure la casa editrice ha interesse ad inquadrare un certo titolo in un filone che vende meglio e allora copia la copertina di un libro più venduto. Un esempio al volo: la copertina di Tess dei d'Urberville di Oscar Mondadori che scopiazza quelle di Cinquanta sfumature di grigio (anzi, per la precisione di rosso)











Mi piacciono molto le illustrazioni dettagliate (soprattutto quelle delle vecchie edizioni fantasy o le edizioni Bemporad di Salgari), ma anche le copertine che giocano col titolo o col contenuto del libro:





Il conte di Montecristo: una sagoma in controluce con una finestrella con le sbarre che si apre sul petto.










La notte dell'oracolo di Paul Auster: uno scrittore si convince che ciò che scrive diventa reale e si sente oppresso dalla responsabilità del creatore.  In copertina diventa uno sfondo nero sul quale risalta una mano aperta da cui sfugge della sabbia. Quale simbolo migliore della mano per indicare la creazione? Nonché tenere qualcosa nel palmo della mano per la responsabilità.








I misteri di Parigi di Eugene Sue: una strada lastricata illuminata debolmente dalla luce. Del tramonto? Dell'alba? O è semplicemente un strada stretta dove il sole non batte mai direttamente? In ogni caso suggerisce segreti nascosti.





Espiazione di Ian McEwan: una bambina commette un errore infantile che passerà la vita a tentare di espiare. In copertina c'è questa ragazzina meditabonda a piedi nudi. Forse è persa in pensieri frivoli come tutti i bambini o forse riflette seriamente sull'avvenire, su conseguenze, su quello che sarebbe potuto succedere se. Forse sconta una punizione seduta sulle scale mentre guarda gli altri ragazzini che giocano poco più in là. Rimugina.





19 - C'è una casa editrice che ami particolarmente e perché?

Su tutte Fanucci. A quelli di Fanucci perdono i refusi, certe copertine atroci (tipo le più recenti della Spada della Verità o di Mistborn), le saghe iniziate e mai finite (come la riedizione del primo volume del Ciclo di Belgariad pubblicato in TIF Extra con la copertina blu cui non hanno mai fatto seguito i volumi due e tre), la scarsa disponibilità di copie che spariscono alla velocità della luce e la distribuzione che lascia a desiderare, per cui quello che cerco dalle mie parti non si trova mai.
A Fanucci perdono tutto questo perché sono tra i pochi (se non gli unici) a ristampare per le librerie le vecchie glorie del fantasy e della fantascienza, romanzi pubblicati disordinatamente negli anni '70 e '80, e fuori catalogo da decenni (come Michael Moorcock, David Gemmell, Dan Simmons, Harry Turtledove, Jack Vance, Philip Farmer, Frank Herbert).
Li perdono perché cercano di contenere i prezzi di copertina e perché da tempo lavorano per dare risalto in Italia a generi di nicchia e ad autori che meritano. Li adoro per aver scelto Terry Goodkind e Robin Hobb, i cicli minori di Margaret Weis e Tracy Hickman, per Chris Gooding (di cui ho stupendi ricordi d'infanzia), li adoro anche per aver colto la palla al balzo quand'era il momento ed aver pubblicato tanti paranormal romance. Perché hanno scelto di pubblicare l'opera omnia di Philip Dick, per Matt Ruff e per un sacco di autori che non vedo l'ora di leggere.
Ma soprattutto li adoro per il Futuro News, una newsletter cartacea che veniva spedita a casa gratuitamente a chi la richiedeva anni or sono. Quando intravedevo la copertina del Futuro News nella cassetta delle lettere all'improvviso diventava una giornata piena di possibilità, pregustavo il momento in cui avrei potuto strappare via il cellophan e sfogliarmi per bene tutte le anteprime, sbirciare le copertine e consultare attentamente gli elenchi delle pubblicazioni in fondo al volume per segnare a matita i titoli già comprati e quelli da acquistare in futuro. Ancora adesso risfoglio con piacere i vecchi volumi e mi trascino da anni la curiosità su certi titoli (ora di difficile reperibilità). Per anni Fanucci e il suo Futuro News hanno plasmato i miei desideri librari, i miei sogni fuori dall'ordinario, la mia idea del fantastico e del fantascientifico: mi hanno regalato l'immaginazione, per un po', ed è stato un regalo per cui mi sento ancora oggi di ringraziare. Inutile dire che, se abitassi a Roma, passerei i pomeriggi a ciondolare nelle librerie Fanucci.


Fine della seconda parte del gioco. La terza ed ultima sfilza di risposte è in corso di elaborazione e potrete leggerla prossimamente. Buona Pasqua a tutti! :)

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